Origini e storia delle cure palliative
Le cure palliative moderne affondano le loro radici nel movimento hospice, un approccio rivoluzionario all’assistenza dei malati in fase terminale sviluppatosi soprattutto nei paesi anglosassoni tra la fine del XIX secolo e il XX secolo. La figura chiave di questo cambiamento è stata Cicely Saunders, nata a Londra nel 1918, il cui nome è oggi sinonimo di una nuova visione della Cura e dell’accompagnamento alla fine della vita.

Cicely Saunders, infermiera, assistente sociale e poi medico, dedicò la sua intera carriera all’assistenza dei pazienti inguaribili, sviluppando un modello centrato non solo sul controllo del dolore fisico, ma anche sul benessere psicologico, sociale e spirituale del malato. Questa visione si concretizzò nel 1967 con la fondazione del St. Christopher’s Hospice a Londra, una struttura innovativa che combinava assistenza clinica, ricerca e formazione, diventando un punto di riferimento internazionale per le cure di fine vita.
Il modello dell’hospice inglese si diffuse rapidamente in Europa e nel mondo, raggiungendo Canada, Stati Uniti e Australia, e contribuendo a trasformare l’approccio alla malattia terminale. In Italia, invece, le cure palliative iniziarono a svilupparsi solo negli anni ’80, grazie al lavoro pionieristico di Vittorio Ventafridda e della Fondazione Floriani, che introdussero per la prima volta nel nostro Paese il concetto di assistenza globale per i pazienti inguaribili.
Parallelamente, anche in Italia iniziavano a nascere realtà simili, grazie all’impegno delle organizzazioni non-profit, che con spirito volontaristico rispondevano ai bisogni complessi e mutevoli dei malati terminali e delle loro famiglie. In un periodo in cui il sistema sanitario, soprattutto quello ospedaliero, non offriva soluzioni adeguate, queste associazioni hanno rappresentato il primo sostegno concreto per chi affrontava la fase finale della vita.
Non si può parlare di cure palliative senza riconoscere il ruolo pionieristico di queste organizzazioni, che hanno creduto e promosso valori fondamentali come:
- la qualità della vita della persona,
- la dignità della persona fino all’ultimo istante,
- il rispetto delle volontà espresse dal paziente,
- la famiglia come parte integrante del percorso di cura,
- il valore della multiprofessionalità nell’assistenza.
Con dedizione, entusiasmo e capacità innovativa, queste realtà hanno investito risorse, tempo ed energia per rendere concreta una visione di cura centrata sulla persona. Oggi, molte di queste associazioni fanno parte della Federazione Italiana di Cure Palliative (FCP), un organismo che si impegna a diffondere la cultura delle Cure Palliative e a promuovere l’attuazione dei principi sanciti dalle normative.

La prima definizione di cure palliative arriva nel 1990 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pubblica il “Technical Report” che introduce ufficialmente il concetto: “La cura attiva globale di malati la cui patologia non risponde più a trattamenti volti alla guarigione o al controllo dell’evoluzione delle malattie (medicina curativa). Il controllo del dolore, di altri sintomi e degli aspetti psicologici, sociali e spirituali è di fondamentale importanza. Lo scopo delle cure palliative è il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per i malati e le loro famiglie.”
I principi cardine di questa definizione sottolineano:
- la centralità del malato come persona e non solo come paziente,
- la complessità dell’esperienza umana, che va oltre l’aspetto clinico per abbracciare dimensioni psicologiche, sociali e spirituali,
- la qualità della vita come obiettivo principale, al di là della guarigione.
