Sara e nonna Nicoletta: fiera di quello che vorrò essere. 

Mi chiamo Sara e sono una ragazza di 22 anni, vivo in Piemonte, in particolare in provincia di Vercelli. Oggi vi sto scrivendo per raccontarvi una  mia storia, a cui ci tengo molto.

A fine Novembre termina il mio percorso di università in scienze infermieristiche, un percorso tanto sognato dall’età delle medie, sai, quando a quell’età i professori ti chiedevano “che lavoro vorrai fare da grande?” E quasi sempre le risposte date dai ragazzi di quell’età, sono un po’ così, magari c’è chi risponde “L’avvocato”, “l’astronauta”, “il pompiere”, io invece mi ricordo come se fosse ieri “Vorrei fare l’infermiera”, mi ricordo come se il tempo non fosse volato, mi ricordo delle insegnati che mi risposero “sei sicura Sara?” ed io ero più che certa che quello sarebbe stato il mio lavoro.

Ma quello che forse non dissi, cioè il motivo per cui io avessi preso quella decisione, l’obiettivo che dalle medie ho portato dentro me fino ad aggi, che tra meno di un mese spero di realizzare.

Era il 2012, quando alla mia cara Nonna Nicoletta, la mamma di mia mamma, una donna piena di amore, di gioia, dopo circa un anno di visite qua e la, le venne diagnosticata la SLA. 

Mia nonna è stata una mamma per me, in tutti i sensi, non c’era un giorno in cui io non fossi a casa dei miei nonni, capitava alle volte che mi fermassi a dormire anche da loro, nella vecchia cameretta di mia mamma, e per precisare tra casa mia e casa dei mie nonni la distanza era di tre minuti a piedi.

Mia nonna era tutto per me, ai tempi delle medie, se dovessi descrivermi, mi descriverei come una bambina fragile, insicura di se e timida, con tanta paura di non riuscire a fare mai la cosa giusta, e la mia nonna era l’unica persona alla quale raccontavo tutto.

Quando la malattia ha iniziato a farsi avanti, io le sono stata vicino, se nel weekend avevo un compleanno, preferivo stare a casa vicino al letto di nonna, perché anche se bambina, il pensiero che forse se n’è sarebbe andata si faceva sempre più avanti.

Ho visto mia nonna soffrire, l’ho vista affrontare una cosa più grande di lei e da sola, l’ho vista farsi togliere da questa malattia la possibilità di godersi a pieno la vita… ed è grazie a lei che oggi sono quella che sono, pronta ad aiutare tante altre vite che vengono colpite da questo grande male, offrendo l’oro una possibilità in più e sostenendole nel loro percorso di malattia.

Ho la pelle d’oca al solo pensiero che a fine Novembre discuterò la mia tesi sul tema della SLA e l’assistenza a queste persone.

Fiera di quello che vorrò essere. 

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