“  NINO E LA LAVATRICE”

di Graziella

L’amore e la cura che aveva per quell’oggetto, per chi non conosceva la storia, rasentava il paradosso.

Tutto era cominciato con la malattia di Lei, a onor del vero prima.

Sotto la guida di Lei aveva cucinato dei veri e propri manicaretti, ma poi con l’arrivo di un aiuto in casa, non gli rimase che quell’oggetto salvifico.

Si chiamava Nino, non Costantino, né Antonino, semplicemente Nino. Forse avevano scelto quel nome pensando al ragazzo di un film, non ricordo quale, del dopoguerra.

Era semplice e buono, come si dice, “una pasta d’uomo”.

La mattina prendeva i panni e si recava nel locale dove era situata la lavatrice, lì divideva i capi per colore e tessuto poi si sedeva e caricava la lavatrice, quindi avviava. A quel punto cadeva in un non luogo perdendosi nei giri, circa 14.400 al giorno.

Voleva dimenticare quel dolore che gli stringeva le viscere e che la notte non lo faceva dormire, Lei se ne stava andando.

Non voleva pensare. Così risaliva con il ricordo al loro primo bacio rubato sul balcone della sala da pranzo, mentre i genitori parlavano tranquilli all’interno, o a quando l’aveva portata sulle Dolomiti e lì, Lei era rimasta incantata da tanta bellezza e maestosità.

Ma ecco, la lavatrice stava finendo i suoi giri, era tempo di ritornare.

Lei lo stava aspettando.

                                                               Graziella e  Laura     10 giugno 2021

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