Lombardia, il programma con cui si intende attuare il Piano nazionale per la Non Autosufficienza 2022 – 2024

A cura di Ledha

Milano, 12 gennaio 2023 – Il 28 dicembre scorso – con la DGR 7751 – la Giunta regionale ha approvato il Programma operativo a favore di persone con gravissima disabilità e in condizione di non autosufficienza e grave disabilità sostenti da Fondo per la Non Autosufficienza (FNA) per il prossimo triennio. Si tratta del
programma con cui Regione Lombardia intende attuare il Piano nazionale per la Non Autosufficienza 2022 – 2024.

Dal punto di vista delle persone con disabilità coinvolte vi sono pochi cambiamenti. Come annunciato e previsto, la scelta della DG Famiglia, è quella, per il 2023, di dare sostanziale continuità alle misure attualmente in vigore, rinviando ai successivi due anni l’implementazione delle novità introdotte dal Piano nazionale.

Per il 2023, rimangono invariati i destinatari e le modalità di sostegno, che prevedono, per le
persone “con disabilità gravissima” (B1)
che prevedono un contributo “base” di 650 € al mese per
le persone che sono assistite solo dal care giver familiare, che cresce fino a 1300 € nei casi in cui
l’assistenza venga garantita da un assistente professionale. Rimangono invariate anche le altre
misure come l’assegno di autonomia per i progetti di vita indipendente senza il supporto di care
giver familiari (ulteriori 800€)
e i voucher sociosanitari e autismo. Confermati anche i limiti ISEE di
50/65 mila €, a seconda se si faccia riferimento all’Isee sociosanitario o a quello ordinario
e in
generale le modalità di accesso alla misura. Viene inoltre garantita la continuità degli interventi in
essere a condizione di presentare la richiesta entro il mese di marzo
.

Le (poche) novità riguardano la suddivisione delle risorse tra misura B1 e misura B2 che passa
dallo storico rapporto 70/30 ad un nuovo 69/31
: secondo i calcoli della DG Famiglia, saranno
garantiti tutti gli interventi in atto offrendo quale risorsa in più ai Comuni e Ambiti per venire
incontro alle tante richieste di accesso alla B2. I Comuni dovranno però prevedere che almeno il
5% delle risorse siano utilizzate per sostenere prestazioni professionali. Infine l’accesso al buono
base della B1 è condizionato al fatto che nel Progetto individuale sia esplicitata scelta di affidare
l’assistenza al solo caregiver familiare. Anche le misure B2 e PROVI (la cui attuazione è in capo agli
Ambiti/Comuni) appare priva di sostanziale novità
.

All’interno del Piano regionale sono presentati dei dati e delle informazioni, alcuni dei quali sono
particolarmente significativi:

  • Continua l’incremento costante del numero dei beneficiari: per la sola misura B1 tra il 2019
    e il 2022 si passa da 8304 a 9561 persone
    . Non vi sono segnali o motivi per cui questo
    incremento di circa 600 persone l’anno non debba continuare anche nei prossimi anni. Non
    abbiamo informazioni, invece, su quante siano le persone che, pur in presenza dei requisiti,
    non possano accedere alle risorse perché con Isee superiore ai limiti previsti.
  • Qualcosa sembra muoversi sul fronte dell’impiego dei voucher: certamente su quello
    “sociosanitario” (oltre 1700 persone) mentre appare ancora molto basso
    – seppure in
    crescita – l’utilizzo del voucher “autismo”. In entrambi i casi, vi è una decisa sproporzione
    fra l’alto numero di voucher utilizzati per i minori rispetto a quelli degli adulti.
    Questa situazione di sostanziale continuità non deve però trarre in inganno: alcune grandi
    questioni sono solo rinviate e dovranno trovare applicazione nei successivi due anni.
    Il Piano nazionale infatti pone alcuni paletti ben precisi che fanno riferimento alla definizione di
    quelli che sono definiti LEPS (Livelli Essenziali della Prestazioni Sociali) di processo e di prestazione.

Per quanto riguarda il “processo” dovranno essere attivati in modo omogeneo, almeno in tutte le
Case delle Comunità, i Punti Unici di Accesso (PUA), luoghi e servizi di accoglienza, ascolto e
ricezione delle richieste dei cittadini che prevedano risposte integrate di carattere sociosanitario.

Secondo le intenzioni del Piano regionale, i PUA, oltre ad accogliere le richieste (non solo di
accesso a FNA) dovranno avere una funzione di triage, distinguendo i bisogni semplici
(risolvibili
con l’attivazione di una sola misura(intervento) da quelli complessi per cui attivare tutto il
processo di progettazione. Viene quindi previsto e dettagliato, nel documento regionale l’iter e gli
esiti attesi della Valutazione Multidimensionale, Progettazione di Vita e Budget di progetto, con
profonde differenze rispetto alla situazione attuale, in linea con quanto già previsto dalla Legge
227/2021 delega al governo in materia di disabilità e alla recente Legge Regionale 25/2022 per il
diritto alla vita indipendente di tutte le persone con disabilità.

Inoltre, su spinta del Piano nazionale, anche in Lombardia si dovrà progressivamente prevedere
che tutti i contributi alle persone debbano essere rendicontati, ovvero coprire spese di assistenza
di carattere professionale, venendo così meno – almeno con questo fondo – al sostegno
economico per il caregiver familiare
. Una svolta importante che deve vedere un lavoro di
informazione e preparazione delle famiglie ma che pone anche un problema di sostenibilità della
misura: se da un lato i costi sono destinati a salire non si vedono all’orizzonte proporzionali
aumenti del fondo, tanto dallo Stato che dalla Regione
.

La prospettiva delineata dal documento, delle intere politiche di intervento in favore delle persone
con disabilità, appare molto interessante e in linea con le nostre richieste storiche e anche con
quanto previsto dalla Legge regionale 25/22, soprattutto quando si prevede il passaggio dalla
dimensione della cura e protezione a quella dell’inclusione e delle scelte.

Vi sono però dei rischi che in fase di implementazione di quanto previsto da Piano nazionale e da
quello regionale, si vada in altre direzioni
. Si tratta di criticità che, per essere scongiurate,
richiedono un lavoro di accompagnamento regionale, che dovrebbe attivarsi prima possibile:

  • Il primo più evidente è che la scelta di sostenere i soli costi di carattere professionale porti o alla uscita dai sostegni della misura di molte persone con disabilità o – più probabilmente – ad una diminuzione generalizzata dei contributi pro-capite.
  • Il secondo è che la mancanza di attivazione degli “enti gestori” sui temi della progettazione individuale, ostacoli lo sviluppo della misura, come è già avvenuto nel caso dei Voucher, in particolare di quello “Autismo”.
  • Il terzo è che, se dovesse mancare un lavoro di organizzazione e formazione dei servizi e degli operatori, il ruolo dei PUA si riduca a quello burocratico di raccolta delle domande, generando un pericoloso “imbuto burocratico”
  • Il quarto, non meno importante per noi, è – che sempre nel caso non vi fosse un adeguato lavoro di preparazione – porre come condizione sine qua non, la predisposizione del Progetto di vita per accedere ai finanziamenti, riduca l’intero processo di valutazione e progettazione ad un mero adempimento a cui far fronte nel minor tempo possibile.


Si tratta – è importante precisarlo – al momento solo di rischi che potrebbero essere “facilmente”
(o forse non troppo …) scongiurati se avremo la possibilità di lavorare insieme a Regione per

favorire una evoluzione positiva e significativa di questa misura e con essa dell’intero modello di
welfare sociale regionale per la disabilità.

Scarica la DRG 👇

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