La battaglia per la proroga dell’Iva per il Terzo settore: un rischio per migliaia di associazioni italiane

La riforma dell’Iva per il Terzo settore rischia di fallire, mettendo a rischio migliaia di associazioni nel nostro Paese.

Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum, ha lanciato l’allarme in merito, spiegando che la norma che avrebbe consentito il posticipo dell’entrata in vigore del regime Iva per il Terzo settore al 1° gennaio 2025 potrebbe non essere approvata all’interno del decreto Milleproroghe. Questo sarebbe un grave passo indietro che comporterebbe gravosi oneri burocratici e amministrativi per il Terzo settore, senza alcun beneficio per le casse dello Stato.

Senza la proroga dell’Iva, gli enti del Terzo settore non commerciali verrebbero sottoposti a un regime di esenzione fiscale a partire dal 1° luglio, rendendo necessaria l’adozione di una contabilità per la partita Iva e generando ulteriori complicazioni burocratiche e amministrative. Questo rischio di slittamento preoccupa anche Roberto Pella e Paolo Emilio Russo, capigruppo di Forza Italia nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera, che sottolineano l’importanza del Terzo settore come risorsa per il Paese. Forza Italia ha presentato un emendamento al decreto Milleproroghe per prorogare l’entrata in vigore del nuovo regime Iva fino al 31 dicembre 2024 e continuerà a sostenere questa proposta insieme agli altri partiti della maggioranza.

Al momento, l’emendamento risulta “accantonato”, ma potrebbe essere ripreso se si raggiungerà un accordo politico ed economico. Il Terzo settore è rappresentato da un’ampia varietà di organizzazioni associative e viene considerato una preziosa risorsa per l’Italia e l’Europa. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Istat, ci sono oltre 360.000 organizzazioni non profit in Italia, che rappresentano la quarta economia nel sistema italiano con un valore economico di 80 miliardi di euro e contribuiscono al 5% del Pil nazionale.

Dal punto di vista delle risorse umane e dell’occupazione, ci sono sette milioni di volontari (di cui 4,5 milioni regolari) coinvolti nel Terzo settore e 14 milioni di lavoratori retribuiti. Gli enti del Terzo settore lavorano per soddisfare le necessità di oltre un terzo della popolazione italiana.

Nonostante la riforma sia stata introdotta sette anni fa, l’attuazione non è ancora completa. Nel Registro unico nazionale del Terzo settore risultano iscritti solo 110.000 enti, di cui circa 69.000 provenienti dai registri regionali del volontariato e della promozione sociale. Le realtà più piccole prevalevano, e sarebbero danneggiate dall’introduzione di nuovi obblighi fiscali legati all’Iva. Le associazioni costituiscono la maggior parte delle istituzioni (85,2%), seguite dal Terzo settore con altre forme giuridiche (8,4%), dalle cooperative sociali (4,1%) e dalle fondazioni (2,3%). Anche il settore dello sport teme le conseguenze dell’applicazione dell’Iva, rappresentando il 32,9% degli enti non profit.

I settori delle attività culturali e artistiche (15,9%), delle attività ricreative e di socializzazione (14,3%) e dell’assistenza sociale e protezione civile (9,9%) seguono nell’ordine. I dipendenti si concentrano principalmente nei settori dell’assistenza sociale e protezione civile (48,4%), dell’istruzione e ricerca (15,0%), della sanità (11,9%) e dello sviluppo economico e coesione sociale (11,4%).

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