“Sollevarti è il mio privilegio”

Nel giorno in cui il mondo celebra i genitori, la storia di Pino e Gianna Codispoti ci ricorda che l’amore più grande è quello che resta. Anche quando tutto crolla.

C’è un’immagine che non chiede spiegazioni.
Una ragazza, bellissima, nel suo corpo silente. Un uomo, minuto ma forte, che ha smesso da tempo di combattere con le parole.

E in mezzo, un abbraccio. Non per sostenere. Non per aiutare. Ma per amare.

Silvia e Pino Codispoti. Figlia e padre. Anima e carne dello stesso respiro. Lei, giovanissima, colpita dalla SLA, silenziosa e feroce. Lui, padre, insegnante, poeta inconsapevole, che alla domanda di una giornalista sprovveduta — “Cosa si prova ad avere una figlia con la SLA?” — rispose, senza tremare: “Sono un papà fortunato. Perché sollevarla, ogni giorno, mi dà la possibilità di abbracciarla ancora.”

In quella risposta di Pino c’è il segreto della vita. La rivoluzione silenziosa di chi non si è mai chiesto “perché a noi”, ma ha scelto di dire, ogni giorno, “con noi”. Con Silvia, nella SLA. Con ogni figlia e ogni figlio che attraversa la fragilità, la dipendenza, il bisogno. Con ogni genitore che non si vede, che non compare nei post, che non viene celebrato sui palchi, ma che è la radice invisibile di ogni resistenza.

Gianna, Silvia e Pino Codispoti.
Uno scatto scelto con amore dall’altra figlia, Francesca, che racconta la forza e l’intimità di una famiglia straordinaria. Era febbraio 2020, una settimana prima che il mondo cambiasse per sempre con il lockdown. Quel momento è diventato un ricordo prezioso, custode di un legame indissolubile e di un amore che supera ogni dolore.

E accanto a Pino, c’è sempre stata Gianna. Compagna silenziosa, madre tenace. Donna che ha cucito la forza con le sue mani: cucinando, lavando, pulendo, accudendo. Che ha curato Silvia senza sosta, e Pino con la stessa dedizione. Che ha fatto dell’amore un lavoro invisibile e quotidiano, e della casa un porto sicuro in cui ogni dolore trovava respiro. È anche nel suo sguardo, nell’umiltà instancabile del suo esserci, che quell’abbraccio prende forma. Perché l’amore che tiene insieme una famiglia è spesso fatto da chi non alza la voce, ma sorregge il mondo.

Oggi, nel giorno in cui il mondo celebra i genitori, vogliamo raccontare questa storia.

Non solo per onorare Silvia, ma per dire grazie a Pino e Gianna. Perché ci avete insegnato che la forza non è nella lotta, ma nella cura. Che l’amore più grande è quello che non chiede nulla in cambio. Che ogni abbraccio è un gesto rivoluzionario contro l’indifferenza.

Voi, Pino e Gianna, ci avete ricordato che essere genitori non è dare la vita, ma continuare a sceglierla, ogni giorno, anche quando fa male. E noi, che abbiamo avuto il privilegio di vedervi insieme, vi porteremo per sempre nel cuore. Nella fragilità che si fa coraggio. Nel silenzio che si fa voce. Nell’abbraccio che, ogni santo giorno, rende il mondo un po’ più umano.

Ecco, questo è un genitore. Non c’è retorica in quella risposta. Non c’è eroismo. Solo la verità più disarmante dell’amore: quando tutto crolla, noi restiamo.

Restiamo con le braccia che si fanno nido, con le mani che si fanno voce, con la schiena che si curva ogni giorno per sollevare ciò che pesa meno di un ricordo ma più di una vita intera. Silvia non poteva più camminare, né scrivere, né parlare. Ma il suo sguardo sapeva dire ogni cosa.
E Pino — con Gianna accanto — ha scelto ogni giorno di guardare con lei oltre il dolore, oltre la malattia, oltre la paura.

Perché un genitore non salva dal destino. Ma ci resta dentro. E lo abita con la grazia di chi non smette mai di amare.

1° giugno – Giornata Mondiale dei Genitori

Istituita nel 2012 dalle Nazioni Unite, la Giornata Mondiale dei Genitori celebra il ruolo fondamentale di madri e padri nel garantire il benessere, l’educazione e lo sviluppo armonioso dei figli. È un’occasione per riconoscere l’impegno quotidiano, spesso silenzioso, di chi accompagna i propri figli con amore, dedizione e resilienza.

Articolo a cura di
Grazia Micarelli

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