Un Cavaliere contro la SLA: la storia di Marco

Marco sin da bambino è sempre stato affascinato dalla natura, dalle vaste praterie e dai cavalli. Scenari che vivevano nella sua immaginazione, grazie ai film western. Il primo contatto con gli animali lo aveva avuto grazie al mulo del nonno, utilizzato per il lavoro nei campi. Tuttavia, vivere a Mola di Bari, in un paese più legato alla pesca che all’allevamento, ha permesso poche opportunità per coltivare questa passione.

Ma a volte le opportunità capitano casualmente. Marco riesce a partire, grazie ad alcuni parenti residenti negli Stati Uniti. Ed è in America che scopre e vive in prima persona un mondo che lo aveva sempre affascinato. Inizialmente, comincia a lavorare in un maneggio a Long Island e paga delle lezioni di equitazione. Marco così scopre la monta americana e la disciplina equestre del reining, che esalta la collaborazione tra cavallo e cavaliere.

Tornato in Italia, il lavoro da informatico gli permette una stabilità economica ma non riesce a compiere il sogno e a dare voce al richiamo mai sopito verso la libertà rappresentata dai cavalli. Nel frattempo, continua a praticare il reining e riesce ad acquistare una casa a Martina Franca, in Valle d’Itria.

Le forze, però, cominciano a mancare. “Si capiva che c’era qualcosa che non andava”, riferisce, “Avvertivo che le energie cominciavano a diminuire e il linguaggio diventava rallentato, facevo fatica”. Nel 2021, arriva la diagnosi di SLA che cambia radicalmente il corso della sua vita: “Così, son diventato un fortunato portatore di SLA, in un processo lento ma inesorabile”, commenta con ironia.

Marco con Antonella, sua moglie

In quel momento Marco non frequentava più il mondo dei cavalli, non andava più al maneggio ma il pensiero restava lì. “Mi son detto: devo riprovarci. Volevo capire se ero ancora in grado di esprimere qualcosa.” E solo due anni dopo, Marco decide di sfidare le condizioni e tornare a cavalcare: “Vicino a me c’era un centro ippico e ho pensato – O la va o la spacca!”. Con grande sorpresa, Marco ha riscoperto nell’equitazione non solo come una passione ma come una pratica che gli dava benefici fisici ma anche un enorme supporto mentale.

“Il cavallo mi motivava a superare le difficoltà quotidiane” racconta Marco – “Con la mia esperienza pregressa, ero in grado di collaborare con l’animale, e questo ha migliorato il mio approccio alla vita e alla malattia. Se non avessi avuto la SLA, forse non avrei mai vissuto certi capitoli della mia vita. In un certo senso, si può dire che nella gestione del cavallo ero migliorato, nella lentezza c’era l’effetto positivo dell’addestramento. E così ho avuto l’opportunità di reagire, questo è stato il più bel regalo che potessi ricevere.”

Oggi, Marco si considera fortunato per le opportunità che ha avuto e per l’accoglienza della comunità locale, con cui ha condiviso esperienze e conoscenze. Grazie alla sua determinazione, ha partecipato a iniziative come un campionato regionale di equitazione, dimostrando che la partecipazione attiva e il supporto reciproco possono fare la differenza. Ai prossimi Mondiali di Parareining Marco rappresenterà l’Italia con l’orgoglio di chi ha trasformato le avversità in opportunità.

“Sappiamo che la SLA non è curabile, ma la vita stessa è la migliore medicina. Emozioni, sensazioni e il senso di appartenenza a una comunità contribuiscono a farti stare meglio e a guardare al futuro con speranza.”

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